La terza età, quella fase vitale che ciascuno di noi affronta, talvolta, con preoccupazione, ci porta a prendere atto che nel momento in cui una fascia considerevole di popolazione cambia i suoi ritmi e con essi le sue esigenze, è necessario cercare di mantenerla il più possibile nel suo abituale contesto senza procedere a sradicamenti.
Quando un nucleo familiare, nel corso della sua trasformazione richiede una diminuzione di spazi, raramente, un accrescimento degli stessi, “il sapere trasformare o adattare l’abitazione alle nuove esigenze” è la vera scommessa da affrontare.
Ma la parola d’ordine è recuperare e rivitalizzare l’ esistente, senza dover realizzare ”ex novo” che, oltre ad essere in controtendenza, è la sfida epocale, che si presenta per tutto il settore dell’edilizia.
E’ la trasformazione di residenze reinventandone funzioni ed usi, che è sempre più richiesta. Ridimensionare i grandi immobili, che presentano svantaggi quali: eccessivo carico fiscale, spese condominiali troppo elevate, per cui riuscire a mantenerli diventa sempre più costoso e difficile, ricorrendo ad un frazionamento per molti proprietari, come coppie con figli usciti ormai dal nucleo originario, può essere una opportunità.
Frazionare ed alienare, o locare una porzione può tradursi in un guadagno ed il ridimensionamento spaziale può implicare la possibilità di una riqualificazione, che consenta una migliore fruibilità ed adattabilità alle nuove esigenze.
Non è solo agli interventi strutturali interni, che si deve prestare attenzione per capire se una dimora può rimanere utilizzabile nel tempo, ma è necessario accertare, nell’ambiente esterno, la presenza e la superabilità di barriere architettoniche. Determinanti sono anche fattori come la centralità, la vicinanza a servizi essenziali, la godibilità di spazi comuni: queste analisi sono indispensabili prima di prendere qualsiasi decisione.
Tutto va considerato per evitare cambiamenti che implichino lo sradicamento attraverso la vendita e l’acquisto di un nuovo immobile. Quando l’unità è idoneamente collocata, si possono valutare gli adattamenti strutturali per i quali le nuove tecnologie, con la cosiddetta “ casa robotica”, possono venirci in aiuto per vivere in sicurezza e nella giusta dimensione e per intervenire anche su risparmi nei costi e sui comfort, ad esempio l’uso sistemi di regolazione finalizzati al risparmio energetico.
Al centro c’è, comunque, sempre l’uomo, in questo caso quello della terza età, con le sue esigenze di vivibilità degli spazi e di espressione, dove è sempre più necessario ricorrere a personalizzare con attenzione. Un’impiantistica, che rispetti le norme di sicurezza e gli elettrodomestici ultima generazione con le attuali protezioni possono contribuire a vivere sereni a casa propria. E’ utile ricordare che sono attivi incentivi anche fiscali per consentire miglioramenti e, se non si è in condizione di sopportarne la spesa, è possibile attingere a piccoli prestiti, anche fino a 30.000 €, in convenzione con primari istituti bancari.
Poiché l’uomo per natura è “ un essere socievole” il vivere in spazi residenziali unifamiliari, in riferimento alla fascia di età che stiamo prendendo in considerazione, può avere un ritorno in negatività ed in isolamento, ecco che allora lo spazio delle nostre città occupate da condomini va riscoperto. Occorre superare quell’anonimato, oggi così diffuso al punto da non conoscere il vicino della porta accanto. Trasformare il condominio, da fonte di contrasti e litigi, a centro di aggregazione, cooperazione, interazione e sostegno, è la vera “ rivoluzione copernicana”. Il condominio sarà allora centro di comunità dove l’essenza è il condividere attivamente in una logica di mutuo soccorso e di stare bene insieme.
E’ proprio questo che dobbiamo riscoprire, mettendo in atto forme di collaborazione, ma, soprattutto, di vera e propria socializzazione che può concretizzarsi in laboratori a servizio del condominio e dei condomini: si pensi a spazi comuni convertibili in piccoli orti, o giardini, a terrazze pensili da realizzare, dove il coltivare può avere un ritorno in utilità o in migliore decoro urbano ed essere elemento di migliorata vivibilità. Nei giardini, nelle terrazze è la natura stessa che, coi suoi colori, profumi ed il pieno di bellezza, regala energie positive, serenità e voglia di condivisione, è vivendo le emozioni che le piante ci elargiscono che si sente il desiderio di trasmetterle ad altri: anche in pieno centro e ad un piano alto si possono creare oasi e paesaggi in cui immergersi.
Ma anche una prosaica cantina, un fondo terraneo possono offrire uno spazio per attrezzare un piccolo laboratorio, ove ciascuno possa mettere a disposizione la sua esperienza e la sua competenza, così, oltre a momento di aggregazione e di svago, l’ eseguire una riparazione o una modifica può andare a beneficio della comunità condominiale.
Il recupero di spazi comuni di condivisione per esercitare attività diverse dal giardinaggio o dalla falegnameria, come laboratori di pittura, di cineforum o l’organizzazione di serate all’insegna della condivisione, o del dibattito su temi di attualità può contribuire a rendere attivo un piccolo microcosmo.
Un progetto di promozione di questo stile di condivisione a livello condominiale potrebbe essere assunto anche dai servizi sociali dell’Ente locale e certamente potrebbe contribuire a liberare risorse che oggi riguardano esclusivamente il singolo per rispondere ad una pluralità bisognosa di assistenza.
“Ogni iniziativa che possa contribuire a vivere bene e meglio a casa propria può considerarsi un contributo sociale: ricordiamo che la casa cambia, ma cambia con noi e per noi, affinché possiamo conservare benessere, identità e sicurezza.
dott. Flavio Maccione
segretario generale nazionale Appc
Quanto contenuto nel presente articolo ha carattere esemplificativo e non esaustivo per approfondimenti specifici occorre consultare, se iscritti , la sede A.P.P.C.