Federalismo municipale

Comunicato stampa A.P.P.C.
Federalismo municipale = stangata fiscale!

L’ Appc, associazione piccoli proprietari case, che difende gli interessi della categoria che rappresenta, denuncia che il Fe-deralismo municipale, così come concepito, si tradurrà in una vera e propria stangata fiscale. Pur cercando di analizzare senza pregiudizi o strumentalizzazioni di sorta il decreto sul fisco comunale (valutando il tutto con cautela vista l’estrema volubilità del testo sempre soggetto a modifiche in corsa) non può mancare un senso di sconforto da parte di coloro che, come l’APPC, si sono spesi con fervore per l’introduzione della cedolare secca sul reddito da loca-zione e che hanno apertamente elogiato il governo per l’abolizione dell’ICI sulla prima casa.
Oggi, dobbiamo denunciare un’operazione che viene contrab-bandata come una riforma epocale e che  altro non è che un generalizzato aumento delle tasse: una stangata fiscale che colpisce tutti e che si accanisce sui proprietari immobiliari, e che non solo non ha nulla di federalista, ma al contrario contraddice i principi stessi del federalismo.
Occorre rilevare che i canoni ordinari in vigore avevano detrazioni fiscali del 15%, mentre quelli a canone agevolato del 40%: ora con la cedolare così come concepita, non si avrebbe nessuna detrazione e, da una ipotesi di raffronto tra la tassazione sull’affitto concordato e quella prevista dalla cedolare, si rileva che i redditi Irpef tra  18.000 e 24.000 euro pagheranno maggiore imposta, mentre pagheranno meno quelli da 30.000 euro in su. Infatti chi dichiara un reddito annuo di 18.000 euro  ed ha stipulato un contratto a canone mensile agevolato pari a 400,00 euro,  oggi paga 790,00 euro, con la cedolare ne pagherebbe 912, vale a dire 122,00 euro in più, con un reddito di 24.000 l’imposizione salirebbe di 102,00 in più; soltanto da 30.000 euro a salire l’irpef subirebbe una diminuzione di 228,00 euro.  La cedolare, pertanto, va a vantaggio dei redditi alti, per i redditi bassi ciò  comporterà l’estinzione di fatto dei contratti a canone concordato che non solo risulteranno di gran lunga meno convenienti rispetto ad oggi, ma che  perderanno anche  di ogni appeal rispetto a quelli a canone libero. In sostanza il proprietario non avrà più alcun interesse ad accettare un canone convenzionato e si perderà totalmente quella funzione  di calmiere dei fitti che questi contratti, hanno assolto fino ad oggi. Ne consegue che l’intero impianto della legge 431/98 di riforma delle locazioni abitative risulta stravolto, perché ne viene amputato  il cuore pulsante, che aveva concepito i contratti a canone concordato come strumento,  per aprire il mercato abitativo concedendo agevolazioni fiscali ai proprietari, con ricaduta anche per gli inquilini : l’intenzione era di  far uscire finalmente il paese dall’emergenza abitativa creata dall’equo canone. Ora,  il tutto si tradurrà con un aumento generalizzato degli affitti del 20% , aumento che sarà estremamente accentuato, se verrà confermata la demenziale trovata della “sterilizzazione” dell’aumento ISTAT per chi opterà per la cedolare. Una misura che potrebbe avere un nefasto impatto psicologico sui proprietari i quali nell’impossibilità di avere un qualunque aumento del canone nel corso del contratto ed in presenza di una situazione economico - finanziaria di assoluta instabilità potrebbero richiedere canoni di partenza molto più alti rispetto a quanto succede oggi.
 Ma tutto questo sarà “condito” nel 2014 con l’introduzione della nuova ICI super rafforzata, l’IMU, che si porta in dote la strabiliante aliquota del 7,6 per mille che potrà essere variata (e lo sarà ovviamente in aumento) dai comuni sino allo 0,3 per mille. Quindi una nuova patrimoniale, una tassa espropriativa  che colpisce il bene a prescindere dal reddito e si perpetuerà la vergogna della doppia imposizione per gli immobili affittati, anche se l’aliquota sarà dimezzata, ciò  trascinerà con sé l’ ulteriore lievitazione dei canoni. Una tassa, inoltre, che si accanisce contro i proprietari di seconde case i quali, contraddicendo tutti i principi di equità e di controllo dei cittadini che sarebbero alla base del federalismo e di ogni stato democratico-liberale sarebbero alla mercè dei sindaci liberi di vessarli perché, comunque, abitando altrove, non  hanno il diritto di esprimere con il voto il loro dissenso.
E poi l’IMU secondaria, di cui si è capito poco, ma che sembrerebbe una seconda patrimoniale, la tassa di scopo, le addizionali IRPEF, l’imposta di soggiorno, la quadruplicazione delle sanzioni,   i blocchi  degli sfratti che si perpetuano all’infinito, e gli sfratti per morosità che si dilungano nel tempo, tanto che, quando capita, il piccolo proprietario lavoratore o pensionato è mezzo, se non del tutto,  rovinato tra spese legali, canoni non percepiti, e spese condominiali da pagare. Condiamo il tutto con i comuni “riscossori”, ma anche “sceriffi” perché saranno chiamati all’accertamento tributario, che è come mettere i lupi a guardia del recinto degli agnelli: sarà un diluvio sui  contribuenti e soprattutto sui proprietari. Gli effetti saranno l’impoverimento generale ed un  aumento esponenziale dei canoni di affitto. Se questa è la grande riforma federale, siamo sicuri che gli italiani ne farebbero volentieri a meno. Comunque, l’Appc una nuova patrimoniale non l’accetterà mai: se la vogliono imporre se ne assumeranno tutte le responsabilità politiche.

dott. Flavio Maccione
Segretario nazionale APPC

Quanto contenuto nel presente articolo ha carattere esemplificativo e non esaustivo per approfondimenti specifici occorre consultare, se iscritti , la sede A.P.P.C.

Condividi Articolo:   
SU