Con la tassa piatta (flat tax) riparte il mattone e con il mattone riparte l'Italia.

Lo scorrere inesorabile del tempo, le compagini governative che si succedevano, la ferma tenacia dell'Appc,  che sottolineava come l'imposizione fiscale sugli immobili deprimesse tutto il comparto immobiliare e la conseguente rivendicazione di un cambio di rotta con un alleggerimento del carico fiscale del mattone, che aveva messo in ginocchio tutto il settore immobiliare, con una perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro: questo lo scenario in cui chi faceva questa “richiesta- denuncia” era considerato un vero marziano. Oggi con una certa soddisfazione possiamo riscontrare un dibattito all'interno delle forze politiche, che costituiscono il nuovo governo, infatti è stata prospettata l'ipotesi di elaborare una riforma che prenda in considerazione due aliquote nel rispetto della progressività e lasci alle fasce deboli una cosiddetta “no tax area”.

Quanto alle percentuali d'imposta il dibattito è aperto: non ci si confronta su una sola aliquota, contro le attuali cinque, ma su almeno due: 15% fino a redditi di 80.000 euro e 20% per quelli superiori, quindi “flat tax o dual tax”? Importante è che il confronto apra al principio della progressività, che sarà attuata anche attraverso un insieme di deduzioni.

In aiuto ad un nuovo corso della fiscalità immobiliare sono già intervenuti economisti di grande fama, da Friedman a Nicola Rossi, che ha rilanciato la tassa piatta costituita da un'unica aliquota, ipotizzata al 25%, ma l'ipotesi ha fatto e farà ancora discutere molto.
La semplificazione fiscale, comunque, porta con sé delle certezze: spinge senz'altro lo sviluppo e la crescita e costituisce elemento disincentivante per l'evasione.

La proprietà, in generale, trarrebbe vantaggi da un sistema più fluido, meno oppressivo, anche se in qualche settore come quello dell'affitto, soprattutto quello rivolto al canale agevolato, con tassazione secondo cedolare secca che, oggi, gode di una favorevole aliquota al 10%, risulterebbe più svantaggiato.

L'Appc, quando caldeggiava la tassa unica, era scollata da tutte le forze politiche, ora, con un certo compiacimento, constata che qualcosa “eppur si muove”. Il fatto di poter pensare e sperare che tasse, che si esplicitano in innumerevoli aliquote e miriadi di regole a seconda degli enti locali, cui fanno capo, vedasi IMU e Tasi, possano essere aggregate in unica tassa   e che le forze di governo stanno in qualche modo prendendo in considerazione una riforma fiscale, significa che si comincia, veramente, a comprendere che è necessario un rilancio dell'economia del mattone. Mattone che non è stato mai così asfittico, mattone che produce sviluppo e crescita e che può attrarre investimenti anche dall'estero: una nuova imposizione fiscale rende, certamente, più appetibili gli investimenti nell'immobiliare.

Grazie ad una attenta riforma del sistema tributario si produrrebbe una vera rivoluzione copernicana, portando, appunto, al centro il mattone. Se le forze politiche, sapranno mettere in atto e gestire l'opportunità di questo cambiamento, i risultati del gettito fiscale potrebbero andare molto meglio anche rispetto alle più rosee aspettative.

Pagare meno, ma pagare tutti potrebbe essere la vera panacea per il problema della tassazione.

dott. Flavio Maccione
segretario generale nazionale APPC

Quanto contenuto nel presente articolo ha carattere esemplificativo e non esaustivo per approfondimenti specifici occorre consultare, se iscritti , la sede A.P.P.C.

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