Via la Tasi, via l'IMU poi via solo la Tasi l'Imu non si sa, poi via la Tasi ma con maxi Imu, però attenzione sta per arrivare (forse) la local tax di cui tutti parlano ma nessuno conosce che provocherà (forse) una rivoluzione dei tributi locali e la sparizione di Imu e Tasi però ovviamente a condizione di “invarianza di gettito” magica locuzione che oramai il contribuente italiano ha imparato a decriptare: significa “faremo un po' di maquillage ma le tasse non diminuiranno”.
Questa ridda di voci, indiscrezioni, confidenze, dichiarazioni seguite alle parole del Premier sulle tassazione immobiliare a tutto fanno pensare fuorché ad un esecutivo seriamente intenzionato a dare una svolta alla politica della casa, necessari o e indispensabile presupposto perché si avvii una vera ripresa economica.
Ma facendo professione di ottimismo, proviamo invece ad immaginare che il Governo stia lavorando ad una riforma vera che cancelli la ridda di sigle e il stratosferico numero di aliquote, quindi ad un semplice, equo, comprensibile, tributo sui servizi a carico di chi occupa l'immobile e quindi di tali servizi usufruisce.
Se fosse così non faremo mancare il nostro plauso e la nostra sincera ammirazione per chi, dopo decenni, avrà condotto in porto una vera riforma nell'interesse esclusivo dei cittadini e non degli apparati.
Se invece la “grande riforma” fosse un giochetto di prestigio in cui si baratta il gettito Tasi con una super stangata sulle cosiddette seconde case e sugli immobili commerciali provocando così l'affossamento del mercato delle locazioni e di ogni speranza di ripresa, il contraccolpo sarebbe terribile perché significherebbe la fine di ogni illusione circa le speranze - che questo Governo aveva suscitato - di una svolta radicale nelle politiche fiscali.
Mario Fiamigi
Vice Presidente APPC
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