A seguito all’incarico affidatomi dall’Associazione piccoli proprietari case, sentite le lamentele, le proteste e le opinioni di molti soci, ritengo doveroso fare presente che molte delle abitazioni, che vengono definite “seconde case”, sono case di proprietà di famiglie che non vi risiedono per i più svariati motivi: si sono trasferite per motivi di lavoro, o sono case lasciate libere in quanto i proprietari, con uno o più figli, le tengono a disposizione per future esigenze familiari, o sono case ereditate da genitori, nonni o altri parenti. Si tratta di case che vengono mantenute in efficienza pensando ad un loro futuro utilizzo, o spesso è presente l’intento di tornarvi periodicamente, o di utilizzarle quale presidio per mantenere una continuità con il luogo di origine.
Credo sia importante tenere presente che se tutte le succitate tipologie di alloggio saranno ancora considerate “seconde case” sulle quali operare maggiorazioni di tasse, di tariffe per le utenze, ecc., i proprietari saranno costretti ad abbandonarle: in un primo momento disattiveranno le varie utenze, successivamente le dichiareranno inagibili, o collabenti.
Questa prospettiva comporterà sia per i Comuni, sia per lo Stato, una notevole perdita di introiti fiscali derivanti dalla tassazione sulla casa, ma comporterà soprattutto un deterioramento in termini paesaggistici, in quanto se i Comuni, oggi, possono andare fieri della bellezza e della storia che emana dalle abitazioni dei loro borghi, se queste saranno abbandonate, anche il tessuto urbano si deteriorerà perdendo ogni interesse e cadendo nel più completo abbandono.
E’ necessario fare in modo che esempi peculiari di architettura, che hanno sfidato il tempo, non vengano distrutti dalla fiscalità e da leggi, che hanno permesso di stilare regolamenti, con una rete talmente fitta di regole da fare in modo che il cittadino vi resti impigliato, senza trovare la maglia per sciogliere l’intricata matassa.
E’ il momento che le forze politiche ed il nuovo governo prendano atto del malessere e delle difficoltà che vivono molti comuni cittadini e che si impegnino ad eliminare per le tipologie di “seconde case” maggiorazioni di costi per le utenze e rivedano le aliquote delle imposte locali in modo da perseguire concreti risultati.
Giuliano Cavana
Responsabile APPC rapporti istituzioni
Quanto contenuto nel presente articolo ha carattere esemplificativo e non esaustivo per approfondimenti specifici occorre consultare, se iscritti , la sede A.P.P.C.